ANTEPRIMA

“Che la mia vita fosse una merda lo sapevo.
Ma non potevo permettere a nessuno di dirlo.
Né potevo permettere a nessuno di incasinarla più di quanto già non fosse.
Mi chiamo Kirill Sivanicov.
Un nome del cazzo, lo so. Ma questo mi ha dato mia madre. Forse perché quando sono nato avevo già la faccia da sbandato che ho adesso. Senza le due cicatrici, però.
Una sul sopracciglio destro a ricordo della mia prima rissa in un bar. L’altra vicino al labbro superiore. Sei punti di sutura messi a caso da un dottore fresco di scuola. Mi aveva preso per un pupazzo su cui allenarsi. Il taglio era il regalo di uno dei vecchi. Erano le prime bevute, le prime scopate e le prime risse. Mi sentivo un dio, pensavo di poter mettere a posto tutti. Feci lo stronzo con Anrej. Tempo dieci secondi e mi trascinò giù spingendomi il viso nel fango. Imparai a portare rispetto ai vecchi e soprattutto ad agire e parlare poco. Se devi dare una lezione a qualcuno fallo e basta.
Mosca è la mia città. Ma non è quella dei turisti o dei pezzi grossi che girano con l’autista per le boutique importate dall’Europa sulla Stoleshnikov Lane. È quella che nessuno vuole vedere, popolata da vite a termine. Vite come la mia...”